"VIAGGIATORE, NON C'E' UN SENTIERO.
I SENTIERI SI FANNO CAMMINANDO".

Antonio Machado, Poesias Completas

sabato 29 maggio 2010

EDO TRA I BAFFI

Un'amica mi ha mostrato una sua fotografia in compagnia di The Edge, il chitarrista degli U2.
Ho poi un amico che mi ha raccontato di aver abbracciato Robert Smith dopo un concerto (circostanza per cui l'ho molto invidiato; magari proprio un abbraccio... ma una virile stretta di mani gliel'avrei data volentieri).
Personalmente, sono fiero della mia fotografia insieme ai mitici "Moustache Brothers".
Ora vi racconto.
I Moustache Brothers ("Fratelli Baffuti") sono una sorta di compagnia teatrale, composta da due fratelli, Par Par Lay (il leader del gruppo) e Lu Maw, ed un loro cugino, Lu Zaw. Il gruppo, nato a Mandalay, si e' sempre dedicato al "a-nyeint pwe" (un'opera popolare - commedia musicale tradizionale con danze, costumi, battute ed andature ridicole). Ad un certo punto, pero', i tre compari hanno preso a caratterizzarne l'interpretazione inserendovi un elemento che da queste parti e' decisamente poco apprezzato da chi ne divenga oggetto: la satira politica.
Ad esempio, Par Par Lay racconta al pubblico: "mi facevano male i denti ed allora ho preso l'aereo e sono andato da un dentista a Bangkok. Quando arrivo, quello mi dice 'ma lei e' birmano, perche' e' venuto sin qui, a Bangkok, a farsi visitare?'; ed io: 'dottore, i dentisti di Yangon non riescono a visitarmi, nel mio paese e' vietato 'aprir bocca'!".
Il pubblico ride. Ma a qualcuno, "in alto", questo genere di battute non piace.
In un'altra occasione, Lu Maw intravede tra gli astanti alcuni stranieri e si rivolge loro "stranieri, pensateci bene prima di rubare qualcosa a Mandalay! Il Governo e' severissimo con chi ruba. Quando si tratta di rubare non vuole avere concorrenti!".
Il pubblico ride di nuovo. E fa anche qualcosa di peggio: pensa.
E' solo satira (anche piuttosto blanda per il nostro metro di giudizio), ma si sa, come direbbe il miglior Dalla, "chi comanda non e' disposto a fare distinzioni poetiche" visto che "il pensiero, come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare".
Insomma, per questo vizietto di straparlare, Par Par Lay (che e' il frontman del gruppo) viene arrestato, un paio di volte, e poi rilasciato. E quello che fa? L'avra' capito una buona volta che deve chiuderla quella boccaccia? Niente affatto, lo rilasciano e lui riprende a "scherzare", come e piu' di prima.
Nel 1996, i Moustache Brothers prendono parte ad uno spettacolo organizzato per la Festa dell'Indipendenza presso il complesso in cui vive Aung San Suu Kyi (che immagino tutti conosciate), a Yangon. E' la tipica situazione in cui sarebbe bene mantenere il proverbiale "basso profilo". Loro fanno l'esatto contrario: sono incontenibili; prendono in giro il Governo, i Generali, insomma tutti i potenti.
Al termine dello show, Par Par Lay e Lu Zaw (dunque, due terzi della compagnia) vengono immediatamente arrestati. Quale sia stato il "capo di imputazione" davvero non saprei dirlo, immagino uno di quei "reati d'opinione" che da queste parti sono tanto in voga.
La condanna e' tanto rapida quanto severa: sette anni, da scontare ai lavori forzati, insieme ai criminali violenti. Ai familiari viene interdetta la possibilita' di far loro visita.
L'ingiustizia e' cosi' palese ed odiosa che la notizia varca i confini. Presto si formano gruppi di opinione (costituiti, tra gli altri, da noti attori di Hollywood) diretti ad ottenere dal governo birmano la liberazione dei due comici.
Per quanto le pressioni internazionali aumentino (a Lu Maw piace ricordare che del caso si parla che nel film "About a boy", con Hugh Grant) e per quanto cio' dia un gran fastidio ai generali, il tempo passa, lentissimo. Par Par Lay e Lu Zaw vengono rilasciati nel 2001, dopo aver scontato cinque dei sette anni di pena loro comminati.
Chiunque abbia un po' di sale in zucca penserebbe: questa volta li hanno schiacciati.
Ma ci sono situazioni in cui l'Uomo e' ancora capace di mettere da parte sale e zucche.
Insomma, per festeggiare la liberazione, Par Par Lay che ti va a fare? Stappa uno spumantino con la famiglia, ben chiuso in casa? No. Annuncia la prossima organizzazione di una nuova serie di spettacoli.
"Cosa dobbiamo fargli?' avran pensato i generali. Gli staccherebbero volentieri la testa, se non ci fosse il rischio che quello poi continui anche cosi', decollato (il che rappresenterebbe un'ulteriore ragione di interesse per il pubblico!).
Alla notizia dei prossimi spettacoli, un funzionario governativo locale avverte il buon Par Par Lay che di rappresentazioni non ce ne potranno essere, qualsiasi contenuto abbiano, dato che ai Moustache sono interdetti gli spettacoli in luoghi pubblici (e le partecipazioni a matrimoni, funerali, feste e cosi' via) e dato che essi non figurano nella speciale "lista governativa" degli artisti che i locali possono far lavorare legalmente.
Ma anche a questo c'e' una risposta: se non potranno recitare "in pubblico"... bene, gli spettacoli li faranno in casa. La casa diventera' il palco, il teatro. In questo modo, non violeranno le prescrizioni che impediscono loro di dare spettacolo "in pubblico", dato che sara' il pubblico ad andare a "trovarli" a casa.
Insomma, gli spettacoli iniziano davvero a farli, in casa propria, e, sorprendentemente (dati i rischi che cio' potrebbe comportare), pare proprio che un pubblico ci sia.
Ma i militari non sono certo gente disposta a farsi raggirare da questi sottili espedienti da azzeccagarbugli.
Cosi' una sera la polizia si presenta alla casa - teatro, intenzionata ad "archiviare" la pratica una volta per tutte. Ma all'arrivo s'imbatte in una sgradita complicazione: il pubblico e' composto da turisti occidentali. Ed i turisti sono una razza "intoccabile". Non perche' i generali nutrano una gran simpatia nei loro confronti; quanto perche' nutrono, questo si', una gran simpatia per i dollari ed euro che importano nel paese e che, in misura non trascurabile, finiscono nelle casse governative.
Anche la sera successiva c'e' un pubblico di stranieri; ed anche quelle seguenti.
Insomma, i Moustache Brothers sono diventati una "attrazione turistica".
Metterli a tacere creerebbe piu' scocciature che vantaggi. Inoltre, dal momento in cui gli spettacoli restano relegati tra le mura domestiche ed il pubblico e' costituito solo da stranieri - che ben difficilmente ne trarranno ispirazione per compiere atti di sovversione dell'ordine costituito - il potenziale "pericolo" e', sostanzialmente, venuto meno.
Cosi' lo spettacolo, ridotto ad oggetto di curiosita' per turisti (che spesso sanno poco o niente delle vicende storiche e politiche birmane) diventa la farsa di se' stesso (e cioe', singolarmente, la farsa di una farsa!).
Par Par Lay si fa fotografare con delle finte catene ai polsi (rappresentazione scenica di quelle, vere, che e' stato effettivamente costretto a portare) ed un cartello appeso al collo con scritto "Arrestato tre volte!". Alla fine dello spettacolo vengono messe in vendita le T-shirt del gruppo, come avviene fuori dai palazzetti dello sport, dopo i concerti.
Insomma, per certi versi il tutto risulta piuttosto penoso. E' un po' come se un animale fiero, dopo aver per anni strenuamente combattuto, si fosse ridotto a saltare nel cerchio di fuoco, per sbarcare il lunario o, forse, piu' semplicemente, per continuare a poter, in qualche modo, aprir bocca.
Detto questo, la storia personale non si cancella.
Quando, a fine spettacolo, vado a mettermi tra Par Par Lay e Lu Maw per la fotografia di rito, sentire sulle spalle le braccia di questi clown coraggiosi provoca, comunque, emozione.

P.S.: uno speciale ringraziamento a Kelly. Quando le ho detto " sono a Mandalay, c'e' qualcosa da fare in citta, consigli?", mi ha risposto "vai assolutamente dai Moustache!". Cosi' nel pomeriggio prendo un taxi ed indico al conducente l'indirizzo della casa. Quello mi risponde, forse perche' non ha troppa voglia di farsi vedere in zona, "la casa e' chiusa, lo spettacolo non si fa piu'". Ed io "Tu vacci lo stesso". Insomma, ci arriviamo e davanti a casa trovo Lu Maw, che mi accoglie con un gran sorriso: "Certo che lo spettacolo lo facciamo, stasera, alle otto e mezza". La sera ci torno ed il resto e' quello che vi ho raccontato.

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