"VIAGGIATORE, NON C'E' UN SENTIERO.
I SENTIERI SI FANNO CAMMINANDO".

Antonio Machado, Poesias Completas

giovedì 20 maggio 2010

CURVA SUD (EST ASIATICO)

Dato che sono profondamente incuriosito circa ogni aspetto socio culturale delle popolazioni che visito, domando ad un giovane birmano: “Qui in Myanmar avete uno sport tradizionale, tipico, particolarmente seguito?”.
“Oh, si’, certo, ce l’abbiamo!”.
L’argomento non puo’ che solleticare il mio vivo interesse per l’indagine antropologica, comprenderete. Chissa’ di quale ancestrale disciplina tribale si accingera’ a parlarmi il mio buon amico birmano? Chissa’ quale pratica sportiva di origine rituale, raffigurata sui bassorilievi degli antichi templi mon e shan, sara’ giunta sino ai giorni nostri, tramandata di generazione in generazione dalla tradizione orale?
“Oh, bene, e dimmi, quale? Immagino abbia un nome intraducibile, ti prego quindi di darmene una descrizione, perche’…”…
Lui: “Il calcio”.
“Il calcio?!... Come… il calcio?”.
“Si’, certo, il calcio. Perche’, da voi no?”.
Nei giorni successivi constato che ha assolutamente ragione. Qui il calcio e’ seguitissimo.
Il fatto e’ che i birmani, pur essendo degli appassionati spettatori di calcio, sono pur consapevoli di essere – mi si perdoni la franchezza – delle gran schiappe quando si tratta di giocarlo.
Dal che, la passione calcistica si traduce in una morbosa attenzione verso i campionati europei. Anzitutto, nei confronti del campionato inglese.
Nelle case da Te ci son sempre un paio di televisori che trasmettono le partite del campionato inglese, con tanto di moviole, commenti e tutto il penoso corollario di spettacoli accessori che ben conosciamo.
E dovreste vedere (e soprattutto sentire) che partecipazione! Mi fermo qualche istante a dare un’occhiata a Liverpool – Tottenham. Ragazzi, penso che durante la partita neppure a Liverpool si potessero sentire tali e tanti “uah”, “buh” e strilli di vario genere ad ogni passar di palla!
Curioso che i birmani ci abbiano messo decenni di guerre e sangue per conquistare l’indipendenza dagli inglesi ed ora se li facciano amorevolmente rientrare in casa in forma di dribbling e tacchetti. Ma tant’e’.
Ed ora ve ne dico un’altra: tra tutti, sapete chi sono senza dubbio i piu’ appassionati di calcio? i monaci! Davvero, nelle sale da Te ci sono intere tavolate di monaci che si guardano le partite e fanno, anche loro, un baccano “infernale” (l’espressione forse non si addice a dei monaci; potrebbe suonar meglio “paradisiaco”? Beh, lasciamo stare, qui si rischia di scivolare nella teologia ed io intendevo solo parlare di vile calcio).
Una sera mi capita di cenare in compagnia di un tedesco che lavora in Laos ed e’ venuto a trascorrere qualche giorno di ferie in Birmania (che vi devo dire, il mondo e’ bello perche’ e’ vario). Questo tizio mi racconta che mentre si trovava a Mandalay e’ andato allo stadio ad assistere alla partita Mandalay – Yangon (l’equivalente del nostro Inter – Roma). Bene, anche li’ un settore dello stadio era “riservato”. Ma non ai tifosi della squadra “ospite”; ai monaci! Dal punto di vista “cromatico”, dato che i monaci indossano sempre e solo la tonaca, il risultato era un intero settore dello stadio “granata” (il che non puo’ che farmi piacere naturalmente).
E’ spassoso anche vedere i monaci “novizi” (che sono dei bambini) giocare a calcio nel campetto del monastero di Nyaungshwe. Come in ogni altra circostanza, sono scalzi ed anche loro vestono solo la tonaca. Ma sopra la tonaca – dato che giocare tutti “in granata” potrebbe generare una certa confusione – indossano le pettorine colorate!
Una sera, visto che – mea culpa – non sono adeguatamente aggiornato sugli ultimi avvenimenti calcistici mondiali, oso incautamente domandare ad un birmano come sia andata poi a finire tra Inter e Barcellona.
Nel rispondermi – fornendomi una dettagliata ricostruzione degli eventi – mi rivolge uno sguardo di malcelato rimprovero, come a dire: “Ma tu non sei italiano? Bei campioni del mondo…”.

Nessun commento: