Dopo quattro mesi sono nuovamente a Bangkok. La prima volta che ci arrivai, agli inizi di maggio, la città era insanguinata dagli scontri tra i dimostranti delle Red Shirts e l’esercito. Ogni sera il notiziario recitava un doloroso bollettino di morti e feriti (negli scontri rimase ucciso anche un reporter italiano, forse ricorderete). La situazione aveva davvero un che di onirico e paradossale: dato che gli scontri erano limitati ai quartieri della metropoli occupati dai dimostranti (in particolare, Siam Square e Silom), poteva capitarvi di girare serenamente per le altre zone della città senza accorgervi di nulla. La televisione trasmetteva immagini di barricate, incendi, violenze e la vita, solo poche vie più in là, proseguiva in apparente, ovattata, normalità. Centri commerciali frequentati come al solito. Starbucks e Mc Donald affollati come al solito. Ogni tanto saliva una colonna di fumo dalle zone occupate. I passanti la osservavano per un momento e poi proseguivano a parlare, camminare, pensare ad un buon film da affittare per la serata. Poteva capitarvi di domandare ad un tassista se ci fosse modo di raggiungere una qualche zona della metropoli e sentirvi rispondere “Si’, certo. Però ti costerà qualche bath in più, devo fare un giro ‘largo’ per arrivarci, sai, in Rama Road stanno combattendo”. Lo diceva con lo stesso tono con cui avrebbe potuto dire “sai, stanno rifacendo il manto stradale”. Poi vennero i giorni del coprifuoco. Non mi trovavo più a Bangkok, ero a nord, tra le montagne che circondano Lomsak. Un altro mondo. A Bangkok ci ripassai proprio l’ultima sera di coprifuoco. La rivolta era stata sedata e che ancora il coprifuoco non fosse stato revocato pareva a molti una formalità burocratica più che un’effettiva necessità. Era un sabato sera, le strade erano gremite di giovani. Alcuni dicevano: “Coprifuoco? Non c’è più, l’hanno tolto, ieri, anzi, un paio di giorni fa, non ricordo bene”. Ad altri che sostenevano: “C’e’ ancora, è l’ultimo giorno, c’è ancora, a partire dalla mezzanotte”, c’era chi rispondeva “L’hanno abbreviato, non sai, inizia all’una di notte o forse alle due”. Tutti ne parlavano come di un qualcosa lontano, opaco, straniero.
P.S.: scritto a Siam Square, Bangkok, il 6 settembre 2010. .
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1 commento:
Sembra di leggere uno dei primi capitoli di 1984 di George Orwell.
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