"VIAGGIATORE, NON C'E' UN SENTIERO.
I SENTIERI SI FANNO CAMMINANDO".

Antonio Machado, Poesias Completas

martedì 7 settembre 2010

PERFECT DAY IN THE MIDDLE OF NOWHERE. PARTE TERZA.

(SEGUE)
"Come non parlano laotiano? Non siamo in Laos scusa?".
"Si'. Ma questi parlano solo il loro dialetto" mi risponde il cognato di Mr Coffee.
"E tu? Tu non parli il dialetto".
"Si', il mio. Ma questo e' differente".
"E non capiscono?".
"No. Sanno solo qualche parola di laotiano, non mi capiscono".
Interviene lo svizzero "Dove ci troviamo in questo momento?".
Cognato di Mr Coffee: "In che senso?".
"Dove siamo, come si chiama questo posto?".
"Questo posto non ha un nome. Siamo nella foresta, a parecchi kilometri da Sekong, a precchi kilometri da Attapeu. Punto".
Restiamo tutti in silenzio per un po'. E' curioso: messi insieme, saremmo in grado di parlare o quanto meno di comunicare in una dozzina di lingue. Ma qui non serve. Siamo come muti, in un luogo senza nome (anche i telefoni cellulari non "prendono"; il che per l'uomo contemporaneo sancisce il definitivo distacco dalla societa' civile).
Il silenzio vien rotto da Mr Coffee: "Dobbiamo muoverci e c'e' solo una soluzione: torniamo al villaggio nei pressi di Nam Tok Katamtok; li' sono certo che una sistemazione la troviamo. Ve ne state al villaggio due o tre giorni e quando mi sono procurato l'autorizzazione faccio in modo di farvi portare alla base dei coreani. Andiamo".
Ci dirigiamo tutti verso l'auto, ad eccezione del ceco, che e' rimasto fermo, ad osservare la foresta. Coffee lo chiama: "Ehi, andiamo al villaggio, va bene? Andiamo, partiamo".
Il ceco si volta come ridestato da un qualche sonno. Risponde, assorto: "Certo, il villaggio, va bene il villaggio, ci andiamo. Ma fatemi stare qui ancora un minuto. Fatemi sedere su questa roccia, solo un minuto ancora, qui. Nel mezzo del nulla, lontano da tutto". Siede e si accende una sigaretta, continuando a guardare i grandi alberi verdi. Subito mi vien da pensare: "Ha detto una cosa molto bella. Non so come sia finito a studiar blatte, ma quest'uomo vale qualcosa".
Nessuno solleva obiezioni, ci sediamo anche noi, ciascuno osserva il proprio pezzo di foresta. Terminato di fumare, il ceco si alza e dice: "Bene, andiamo".
Coffee ora guida piu' velocemente, si capisce che ci tiene a raggiungere Sekong prima che cali il buio. Giunti al villaggio, il cognato di Mr Coffee chiede di parlare con il "sindaco". Trovano un accordo per consentire ai ricercatori di occupare una delle capanne per qualche giorno. Terminata la conversazione, come d'uso, si festeggia l'arrivo di "ospiti" nel villaggio, bevendo del vino di riso, bianco e spesso. Il sapore mi riporta alla mente il vino di riso che che bevetti tra le montagne dello Shan, in Myanmar, quando camminai due giorni tra Kalaw ed il lago Inle. Anche il cognato di Mr Coffee si fermera' al villaggio per questi primi giorni; occorre un interprete e qui parlano laotiano.
Coffee ed io ripartiamo che il sole sta scivolando dietro il tetto della foresta. Quando cade il buio, stiamo ancora percorrendo lo sterrato. In prossimita' del bivio per Sekong incontriamo altri piccoli villaggi. Non c'e' corrente elettrica, solo qualche fuoco acceso. Anche qui, isole nel mare della notte. Ci fermiamo a Sekong per mangiare qualcosa, riso e verdura, e bere un paio di Beerlao. Coffee mi racconta pezzi di vita, viaggi, luoghi; mi racconta dell'Asia, che se l'e' preso.
Raggiungiamo Paksong che e' quasi mezzanotte e devo bussare a lungo perche' l'albergatore si svegli e mi venga ad aprire. Mi rivolge uno sguardo di rimprovero che significa "Ti par questa l'ora di arrivare?". Mi limito a dire "Ero con Coffee" e mi dirigo veloce verso la mia stanza.
La mattina successiva riparto. C'e' un bus per Pakse, mi dicono, ma non si sa bene a che ora passi. Ci si siede e si aspetta. Passera', si fermera', raggiungero' Pakse. Ma prima di andarmene, voglio bermi un ultimo caffe'. Mr Coffee mette la moka sul fuoco e mi domanda "Prossima meta?".
"Vado a Si Phan Don".
"Bello, giusto, vacci".
Terminato il caffe', prendo il portafoglio e tiro fuori una manciata di Kip, per pagare.
"Non ho il resto da darti. Me lo paghi la prossima volta".
"Coffee, sinceramente, non credo che mi capitera' a breve di di ripassare a Paksong".
"E chi lo sa? Magari ci ripassi. Il caffe' e' buono, no?".
"Gia', chi lo sa. Grazie".
Il bus scende veloce, verso Pakse, e mentre guardo dal finestrino il Bolaven passare, mi domando se a Si Phan Don trovero' caffe' altrettanto buono.

P.S.: PERFECT DAY IN THE MIDDLE OF NOWHERE e' stato scritto a Kuala Lumpur, Malesia.

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