Tutto quello che possediamo è destinato a consumarsi, alterarsi, sbiadire, invecchiare, scomparire.
I vestiti che indossiamo, l’auto che guidiamo.
Tutto ciò che abbiamo può andare perduto, può esserci sottratto, può cadere, fuggire.
Potrebbero cancellare, annullare, seppellire, tutto quello che abbiamo.
Ma i ricordi.
I ricordi dei viaggi, delle terre che abbiamo attraversato, dei colori, degli odori.
Quelli non scompariranno, mai.
Non andranno perduti. Nessuno potrà sottrarceli, annullarli, cancellarli.
Potranno imprigionarci, incatenarci, denudarci, ma nessuno potrà strapparceli, i ricordi.
La notte, al buio, poco prima di dormire, potremo tornare a percorrere i vicoli stretti ed odorosi di Bombay. Saremo di nuovo in cima al tempio di Buledi, a farci togliere il fiato dal tramonto che brucia la valle di Bagan. Attraverseremo ancora le acque calme del Mekong per raggiungere il palazzo reale di Luang Prabang. Taglieremo ancora la calda notte di Saigon in sella a un motorino, cammineremo di nuovo lungo le mura di Angkor, torneremo ad esplorare le grotte di Ellora.
Rivedremo ancora tutti quei volti, quei sorrisi.
Torneremo ancora a cercare un sentiero, quel sentiero, che, lo sappiamo, in fondo non c’è.
Perché siamo viaggiatori ed i sentieri si fanno camminando.
P.S.: il mio amato I-pod, in selezione “casuale”, mi ha riproposto una canzone che non ascoltavo da tempo e le cui strofe iniziali mi son parse un “accompagnamento” sonoro molto bello ed indicato per il post che avete appena letto. La canzone è “I treni a vapore”, di Ivano Fossati, e vi invito ad ascoltarla nella, emozionante, versione “live” contenuta in “Dal vivo - Volume I – Buontempo”:
Io la sera mi addormento
E qualche volta sogno
Perché voglio sognare
E nel sogno stringo i pugni
Tengo fermo il respiro
E sto ad ascoltare
Qualche volta sono gli alberi d’Africa a chiamare
Altre notti sono vele piegate a navigare
Sono uomini e donne e piroscafi e bandiere
Viaggiatori viaggianti da salvare…
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