"VIAGGIATORE, NON C'E' UN SENTIERO.
I SENTIERI SI FANNO CAMMINANDO".

Antonio Machado, Poesias Completas

martedì 31 agosto 2010

PERFECT DAY IN THE MIDDLE OF NOWHERE. PARTE PRIMA.

Non c’e’ regola che non subisca eccezione, si sa. Dunque - malgrado proprio
nell’ultimo post avessi proclamato che in genere non ritengo interessante per il “lettore” descrivere i luoghi che visito o come trascorro il tempo – oggi vi parlero’di una giornata di viaggio. Semplicemente, ho pensato di raccontarvela perche’credo rappresenti davvero bene quello che intendo come autentico, profondo, spirito del "Viaggio".
Giusto per collocare gli avvenimenti nel tempo, la giornata risale a circa tre mesi fa, quando ero appena giunto nel Laos meridionale.
Dunque, a Pakse una mattina me ne vado alla stazione intenzionato a prendere un bus locale per Si Phan Don (le "quattromila isole sul Mekong"; chi fosse interessato, potra' dare un'occhiata su un motore di ricerca). Ma il bus, mi dicono, non c'e'.
“Scusi, non e’ questa la stazione dei bus?”.
“Si’. Ma di bus per Si Phan Don ce n’e’ solo uno al giorno, in prima mattinata. Partito”.
“Ahi. Ed io adesso a Si Phan Don come ci arrivo?”.
“Con uno di quelli”. E mi indica una fila di sawngthaew in attesa (come ho detto altre volte, si tratta di camioncini “riadattati” a trasporto persone, su cui in genere ci si comprime tra sacchi di riso, mercanzie varie, animali da cortile ed altre anime penitenti che devono intraprendere il medesimo viaggio, seduti su non propriamente confortevoli panche di duro legno).
Gesu’. “Quanto ci mette il sawngthaew ad arrivare a Si Phan Don?”.
“Quattro ore”. Il che, siccome il Laos non e’ proprio la Svizzera, sta a voler dire almeno sei ore.
Schiena (e fondoschiena) prontamente si ribellano: “Noi su quel coso oggi non ci saliamo!”.
Ed ora che si fa? Domando: “Dove e’ diretto il prossimo bus in partenza?”.
“A Paksong”.
“Bene, un biglietto per Paksong”.
Dopo circa un’ora e mezza, l’autista mi fa capire che ci siamo arrivati, a Paksong, e mi scarica in mezzo ad una strada lunga e polverosa, su cui si affaccia qualche raro edificio.
Ad un tale che se ne sta li’ seduto su una panchina e mi dice “hello” domando "Da che parte devo andare per il centro (della citta’)?”.
Risponde: “Questo e’ il centro”.
Ah. Immagino che Paksong non figuri nella classifica delle citta’ piu’ animate della terra.
“E un posto dove dormire, un albergo, dove lo trovo?”.
“Ce l’ho io l'albergo”.
Questo tipo non sara’ di molte parole ma comincia a piacermi.
“Bene. E nel tuo albergo quanto costa una stanza?”.
“Cinque dollari”.
“Mi sembra ragionevole. Andiamo, mostrami questo Sheraton.
Beninteso, Paksong non e’ il posto che consiglierei a chi voglia far shopping sfrenato o darsi alla vita notturna, ma tutta l’area circostante – l’Altopiano del Bolaven – e’ davvero bellissima. Vaste distese di foresta primaria, cascate che precipitano spumeggianti in profondissime vallate ed un clima piacevolemente fresco, grazie all’altitudine.
Dopo un paio di giorni, visto che la zona tutt’intorno l’ho visitata, mi viene il desiderio di andare piu’in la’, allontanarmi ancora dall'itinerario a cui avevo originariamente pensato. Voglio raggiungere "Nam Tok Katamtok".
La guida "Lonely Planet" (al di la' di cio' che possano dire quelli che vogliono sempre differenziarsi, tuttora la miglior guida a disposizione del viaggiatore indipendente) cosi' descrive Nam Tok Katamtok: "una sbalorditiva cascata con un salto di 120 metri situata in una giungla fitta e remota" aggiungendo che si tratta della "cascata piu' spettacolare del Laos, anche perche' per trovarla bisogna essere quasi degli esploratori". La cascata si trova tra le "aspre e remote province di Sekong e Attapeu, che costituiscono il selvaggio est del Laos".
Cosi', domando al mio buon amico albergatore (dal quale alla fine ho soggiornato per quattro giorni): "Come ci arrivo a Nam Tok Katamtok, c'e' un bus?".
"No. Per la verita' non c'e' neppure la strada".
"Ma ci sara' pure un modo. Il tizio che l'ha scritto sulla Lonely, a meno che non sia un gran buontempone, ci dovra' essere arrivato".
"Forse puoi trovare qualcuno che ti ci porti con un fuoristrada. Ma non so, e' difficile. In ogni caso, considerato che tra Paksong e Nam Tok Katamtok ci sono
un centinaio di kilometri, il costo per l'autista ed il carburante sarebbe molto
elevato. Oppure ti posso procurare una moto. Pero' ti avverto: fino a Sekong la
strada e' asfaltata ed in discrete condizioni; poi c'e' solo uno sterrato che attraversa la foresta, percorso di rado. Se, che so, fori o rompi, te ne torni a piedi".
"Grazie per la franchezza. Niente moto. Pazienza, non vedro' Nam Tok Katamtok.
Quella stessa sera pero' l'albergatore bussa alla mia porta. "Vuoi ancora andare a Nam Tok Katamtok?" mi sussurra con voce da cospiratore.
"Si', pero' senza spendere quanto ho previsto come budget per tutta la permanenza in Laos e senza il rischio di farmela a piedi", sussurro a mia volta (chissa' poi perche' stiamo sussurrando).
"Allora vai a parlare con Mr Coffee".
"E chi e' Mr Coffee?".
"E' un olandese che ha sposato una laotiana e gestisce un piccolo bar qui a Paksong. Vacci ora, a piedi ci arrivi in una ventina di minuti, portati una torcia. Il bar sara' chiuso, bussa".
"Si' ma da Mr Coffee che ci vado a fare? Il caffe' l'ho gia' preso, grazie".
"Mr Coffee ha un fuoristrada ed ho saputo che domattina accompagnera' due scienziati (o qualcosa del genere) dalle parti di Nam Tok Katamtok. Ci andate tutti insieme e dividete la spesa. Semplice".
"Capito. Ottimo. Ci vado subito".
Quando sto per uscire mi richiama: "Senti: Mr Coffee... e' un tipo un po' strano sai. Ma e' una bravissima persona".
Rido: "Va bene. Anch'io sono un tipo un po' strano ma sono una bravissima persona".
Mr Coffee lo incontro, quella sera. E' alto alto e secco secco. E' l'uomo piu' rilassato della terra. Fuma come un turco e trascorre buona parte del tempo sciolto su un'amaca appesa davanti a casa. Ogni tanto si alza e mette la moka (cielo, una moka!) sul fuoco. Permettetemi qualche rapida notazione biografica: Roger (questo e' il suo vero nome) viveva e lavorava ad Amsterdam. Casa, ufficio, casa. In ufficio vedeva le facce lunghe dei colleghi, a casa la faccia lunga della moglie. Un giorno, neppure lui sa come e perche', gli viene l'insano pensiero di lasciar la moglie a casa e andarsene a trascorrere le ferie, da solo, in Cina. Al ritorno, riprende la sua vita, casa e ufficio. Ma dura poco. Divorzia, abbandona il lavoro e con i risparmi che ha raccimolato parte per l'Asia. Cammina per due anni e mezzo e poi, un giorno, sente che e' venuto il momento di fermarsi. E, dato che quel giorno si trova proprio a Paksong, li' si ferma (elementare). Si risposa e diventa Mr Coffee. Questo e' quanto, in estrema sintesi.
Tornando a noi, Mr Coffee mi spiega la faccenda di Nam Tok Katamtok e degli scienziati. Si tratta di due ricercatori che studiano insetti; in particolare, scarafaggi. Uno e' svizzero, l'altro ceco (nel senso che e' nato a Praga, non nel senso di "non vedente"; anche perche' a studiar insetti la vista occorre avercela buona). Cosa induca un uomo a specializzarsi in studio degli scarafaggi mi e' oscuro, ma tant'e'. Orbene, questi due studia-blatte vogliono andare a starsene per un paio di settimane nelle foreste tra Sekong e Attapeu perche', in base alle loro abominevoli ricerche, sono convinti che da quelle parti vivano delle specie rare di scarafaggi. Nella foresta primaria pero' di alberghi e ristoranti non ce ne sono. Dunque, per dedicarsi in santa pace alle loro ricerche, i due hanno pensato di portare con se' un approvigionamento sufficiente di acqua potabile e viveri e di trovare ospitalita' in uno dei villaggi della zona. Non si tratta propriamente di sistemazioni confortevoli, tenuto conto che si vive in capanne, senza acqua (l'acqua ce la si procura al fiume piu' vicino) e senza corrente elettrica. Ma - immagino concorderete - la possibilita' di trascorrere del tempo in compagnia dei summenzionati graziosi animaletti varra' bene qualche sacrificio. I due hanno pero' sin da subito capito che che, per realizzare l'impresa, sarebbe stato necessario l'aiuto di qualcuno che conoscesse la zona e potesse accompagnarli e metterli in contatto con un capo villaggio. Insomma, l'uomo giusto per una missione tanto bizzarra. E l'uomo giusto, a Paksong, e' lui: Mr Coffee (perdonate la solennita', ma qui ci stava proprio bene!). Ecco, dunque, il piano: Mr Coffee possiede uno sgangherato fuoristrada con cui accompagnera' i due folli negli "aspri e remoti" territori di cui vi ho detto. Lungo il percorso la comitiva si fermera' a Nam Tok Katamtok (sempre che riesca a trovarla). Dopo di che, procurata una sistemazione per i due, Mr Coffee fara' ritorno a Paksong, quello stesso giorno, prevedibilmente a tarda sera.
Insomma, ci sono tutti i presupposti affinche' prenda parte anch'io alla spedizione: accompagnero' l'allegra combricola a Nam Tok Katamtok ed alla ricerca del villaggio e poi me ne tornero' a Paksong con Mr Coffee.
Cosi', ci si accorda per incontrarci la mattina successiva, alle sette, di fronte al bar.
(CONTINUA)

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