"VIAGGIATORE, NON C'E' UN SENTIERO.
I SENTIERI SI FANNO CAMMINANDO".

Antonio Machado, Poesias Completas

giovedì 15 aprile 2010

YANGON CALLING

La Yangon che mi accoglie e` molto diversa dalla Yangon che mi ero apparecchiato nella mente.
Mi e` successo anche altre volte, in passato, con altri luoghi.

Per esempio, dato che passeggiare all`imbrunire per citta` come Managua o Ciudad de Panama mi era in genere parso tutt`altro che rassicurante, quando mi trovai ad arrivare a L`Avana a tarda sera, suggerii a miei compagni di viaggio: “ficchiamoci a dormire nel primo posto decente e non mettiamo il naso fuori prima di domattina”. Nella “mia” L`Avana trovarsi per strada al calar delle tenebre non sarebbe stato affatto saggio.
Una volta che ci fummo sistemati, pero`, malgrado fosse passata la mezzanotte, vedemmo le vie di sotto brulicare di gente schiamazzante. Intere famiglie se ne passeggiavano beate e proprio la strada dava l`idea di essere il posto piu` rassicurante della terra. C`era una gran festa, con musica e danze, lungo il Malecon. Insomma, scendemmo e facemmo le tre.
Ancora un esempio: quando arrivai a Kandy, la localita` nel cuore dello Sri Lanka in cui avevamo deciso di stabilire la nostra “base”, mi prese un gran disagio. Il luogo che mi ero prefigurato aveva i caratteri della “citta`”, con la piazza centrale, la via principale e tutto il resto. La Kandy reale, invece, non era che un insieme disordinato di case aggredite dalla foresta tutt`intorno. Sembrava che di li` a poco la giungla se la sarebbe ripresa (e noi con lei). Il disagio sarebbe passato solo quando avessi dato ingresso nella mente alla Kandy materiale.

Cosi` le citta` della mente, che avevamo edificato per prepararci all`arrivo, svaniscono allorche`, con il realizzarsi del loro fine (l`arrivo appunto), vi si sovrappongono le citta` reali.

Cosi` - e con cio` torno al punto da cui ero partito – la Yangon che trovo non e` insopportabilmente calda, sporca e caotica, ma gradevole, inaspettatamente pulita ed ordinata. Ampi viali alberati conducono al centro. Il parco che incornicia il laghetto cittadino e` mantenuto con dovizia e cura certosina. Le pagode splendidamente illuminate.

Ma sotto questa citta` “reale”, fatta di case, strade e fontane, che ha offuscato la citta` della mente, c`e` una terza citta`. La citta` della verita`, che odora di sofferenza e sangue e voci represse. La situazione, infatti, considerato che anche gli ultimi tentativi di opposizione alla dittatura (le rivolte capeggiate dai monaci nel 2007) sono stati sedati dall`esercito, non e` sostanzialmente mutata rispetto a quella che descriveva Terzani nel `91: “Ci vuol poco a scoprire che la gente, per obbedire all`ordine di rimbiancare le proprie case, ha dovuto indebitarsi, che l`acqua mandata nelle fontane manca ora ai due ospedali del centro, che la luce per le pagode e` stata tolta al sistema della capitale, sempre piu` afflitta da continue interruzioni di corrente. Le guide governative amano indicare i vari viadotti che ora passano sopra alle strade principali, ma basta un normale birmano a farmi notare un aspetto inquietante e poco ovvio di queste nuove costruzioni: da lassu` i soldati spareranno sui dimostranti con piu` facilita` che dai tetti”.

1 commento:

carol ha detto...

ciao edo, divertiti ... siamo curiosi di vedere qualche foto ... (io dico "tue", lele dice ... "foto di belle ragazze locali") ... PS: ti segue anche pupino